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Calma, ci sono ancora 90′ da giocare
Ricominciano le critiche dopo il positivo esordio in campionato. Ci sta, il calcio è anche questo. Soprattutto a Firenze, città esigente che ha voglia di vincere. Ieri sera la Fiorentina ha giocato su un terreno ostico, contro una squadra modesta ma superiore in termini di condizione (per il Rapid era l’ottavo match ufficiale della stagione). In uno stadio gremito e popolato esclusivamente da tifosi biancoverdi, la partita è stata decisa da un episodio, la trattenuta di Mandragora sotto gli occhi dell’arbitro che ha sancito il rigore trasformato da Grull. Oltre a questo episodio, va detto, a onor di cronaca, che il Rapid Vienna è riuscito a imbastire un paio di azioni pericolose nel primo tempo, gli unici rischi corsi dalla Viola che, nella ripresa ha reagito ma non è riuscita a recuperare il risultato.
La Fiorentina si è trovata di fronte una formazione piuttosto solida dietro che, proprio grazie allo stato di forma dei suoi giocatori, è riuscita a creare maggiore densità non solo in difesa, dove all’occorrenza si schieravano 6-7 elementi in linea, ma anche a centrocampo. E per almeno tre quarti di gara sono stati capaci di rimanere corti e compatti. Noi, invece, siamo stati meno corti di sempre, forse per correggere quell’assetto troppo rischioso che in passato ci è costato caro. Diciamo che la Viola ha provato come sempre a fare la partita, non è stata capace di creare situazioni pericolose, però in difesa non è crollata. Senza quell’episodio sarebbe potuta finire zero a zero.
Qualcuno dirà che la squadra non si è rinforzata granché, che non riusciamo ad avere continuità, che l’approccio al match è sbagliato o che abbiamo sottovalutato l’avversario. Secondo me non è così: è che ci siamo preparati diversamente anche perché, fino a pochi giorni fa, non c’era la certezza di partecipare alla Conference. Ricordiamoci come fu impostata la scorsa stagione, con i nuovi acquisti arrivati nei primissimi giorni del ritiro, con l’obiettivo di partire forte in vista dello spareggio col Twente. Insomma, per me il bicchiere è mezzo pieno e sono convinto che giovedì, nel ritorno al Franchi, ce la possiamo fare.
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