Allora, riassumiamo: alla Fiorentina è stato impedito di costruirsi uno stadio all’altezza delle sue necessità; ai suoi tifosi viene oggi imposto di frequentare uno stadio scomodo, con gli spalti in gran parte non coperti e lontani dal campo di gioco, e domani di continuare ad andare in quello che sarà un accrocchio che avrà un settore ancora non coperto, e che scontenterà tutti: la Fiorentina, i tifosi, e chi vuole preservare il patrimonio architettonico dello stadio progettato da Pier Luigi Nervi.
E non è tutto: dalla stagione 2023-24, a causa dei lavori, la squadra dovrà giocare per (almeno) due anni in trasferta, a cavallo di tre campionati, tre coppe Italia, forse tre coppe europee, sempre che la squadra, partendo da quelle condizioni sfavorevoli, riesca a qualificarsi. E sempre che i tempi vengano rispettati.
Qualcuno dice che il Viola Park porterà 4-5 punti in più a ogni stagione. Ecco, immaginate i punti che la squadra perderà non potendo giocare nel suo stadio. E immaginate i mancati introiti che avrà la Fiorentina, che dovrà fare di necessità virtù, nella speranza che a causa di ciò non debba cedere i giocatori migliori.
Viene da chiedersi come sia possibile che alla Fiorentina venga imposto tutto questo, nel sostanziale silenzio della stampa locale, coi siti viola che discettano se sia meglio giocare a Empoli, a Pistoia, a Modena, piuttosto che a Reggio o a Parma.
Commisso ha raccontato ultimamente che in America, quando le amministrazioni locali si comportano così, le squadre si trasferiscono altrove. In Italia si reputa ciò inconcepibile. E in effetti, non saprei dire se sia mai accaduto. Oggi tuttavia possiamo affermare che ciò avverrà: sì, per almeno due anni, la Fiorentina se ne andrà. E non perché così ha deciso il suo patron americano, ma a causa di una decisione politica contro la quale i tifosi viola farebbero bene ad alzare la voce.