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È crisi
Contro una squadra senza allenatore la Fiorentina riesce nell’impresa di perdere certificando uno stato di crisi che pare cominciato da dopo il match pareggiato contro la Juve. È crisi fisica con giocatori che appaiono lenti, non reattivi, con moltissimi infortuni (ultimo quello abbastanza grave di Dodo). Il calendario con così tante partite e il preliminare di Conference hanno sicuramente scombinato i piani di mister Italiano e tutta la preparazione è stata forzata. Altrimenti non avrebbero senso gli infortuni che, per sfortuna, riguardano titolarissimi (Gonzalez, Milenkovic, Dodo).
È crisi tecnica con un’idea tattica che ha dato i suoi frutti la passata stagione ma che oggi è conosciuta e neutralizzata. Altrimenti non si spiegano le difficoltà contro squadre chiuse pronte a ripartire. La Fiorentina è la seconda squadra del campionato per possesso palla. Possesso che, però, è sterile se fatto a bassa velocità.
E anche alcune scelte tecniche del mercato estivo appaiono, dopo un mese dall’inizio del campionato, rischiose e incerte. Come un centravanti (Jovic) che gioca solo dieci minuti per ritardo fisico di condizione. Come un regista (Amrabat) che quando c’è da spezzare il gioco avversario è importante ma quando c’è da impostare è lento e prevedibile. Come i difensori che, non sufficientemente schermati dal centrocampo, vanno in difficoltà nell’uno contro uno.
La partita di ieri è emblematica e pare la fotocopia di quella dello scorso anno contro l’Empoli: quando c’è da amministrare il risultato si continua con il solito gioco a trazione offensiva. Occorre invertire la tendenza: provare a proporre un’idea di gioco diversa, meno accattivante ma più concreta. Andiamo a Istanbul in Conference chiusi e compatti e contro il Verona, domenica, facciamo punti per andare, poi, alla sosta per tirare il fiato. Buona fortuna Fiorentina. Ne hai bisogno.
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