Vi ricordate di Anselmo Robbiati, in viola dal 1993 al 1999, mezza punta, sinistro, bravo a saltare il difensore, a calciare le punizioni e a entrare a partita in corso, a volte risolvendola? Arrivò nel 1993 con la Fiorentina in B affidata a Claudio Ranieri. In quella stagione, disputò 35 partite segnando 7 reti. Poi, dopo la prima stagione in A in cui fu poco utilizzato (20 presenze e 2 reti), esplose nelle due stagioni successive, con rispettivamente 39 presenze e 7 reti nella stagione 1995-96 (quella della vittoria in Coppa Italia), e 41 presenze e 13 reti nella stagione 1996-97 (in cui i Viola arrivarono in semifinale di Coppa delle Coppe sconfitti dal Barcellona di Ronaldo).
Pertanto, stranamente, la carriera di successo di Robbiati finisce lì, nel 1997 a 27 anni. La Fiorentina quell’anno cambia l’allenatore: via Ranieri, dentro Malesani. E con lui cambia il modulo, dal 4-4-2 al 3-4-3. In pratica, Robbiati viene spostato da una posizione di mezza punta (semi)centrale a quella di ala, ruolo che opera in una zona del campo dove invece di dribblare bisogna correre. L’anno dopo con Trapattoni le cose non cambiano: sempre Batistuta in mezzo, con Oliveira e Edmundo larghi. E Robbiati pure, largo sulla fascia, quando gli viene chiesto di entrare in campo. In quei due anni il rendimento cala, e nel 1999 viene ceduto.
Degli anni migliori di Robbiati restano i video dei suoi gol su YouTube: sono tutte azioni in cui giocava in una zona lateralmente delimitata dalle linee verticali dell’area di rigore (se non addirittura da quelle dell’area di porta). Una zona in cui si dribbla il difensore o ci si smarca e di lì si può tirare in porta.
Poi, se su YouTube cercate Ikoné, vedrete qualcosa di simile: una mezza punta, sinistro, bravo a saltare il difensore e a calciare le punizioni. Sempre in zone d’attacco piuttosto centrali, non sulle fasce. Ma, come il Robbiati che smise di fare gol, Ikoné a Firenze è utilizzato come ala (più spesso a destra, a volte o sinistra).
Cosa può fare Ikone sulla fascia, se non correre e arrivare stanco al momento del dribbling (dribbling che avviene peraltro in una zona decentrata e non favorevole al tiro in porta)? A volte, può smarcarsi in profondità e trovarsi davanti al portiere e tirare. Ma siccome è di solito schierato a destra, ha la palla sul piede destro. Peccato che il suo piede sia il sinistro. Quindi un gol fallito dietro l’altro. A volte, può passare la palla al terzino destro (se questo si inserisce come faceva Odriozola). Altrimenti, si accentra e viene accerchiato dai difensori avversari, e lì finisce l’azione.
Morale: il modulo di Italiano mal si adatta a Ikoné (o viceversa). Italiano fa parte di quella corrente di pensiero iniziata da Zeman che reputa il 4-3-3 il migliore modulo per occupare il campo, sia in difesa che in attacco. Il che è in astratto vero. Dopo di che, occorre che i giocatori eseguano i movimenti, che per le ali sono più quelli di Sottil e Gonzalez (scendere e crossare o scendere e tirare in diagonale), che quelli di Ikone e Saponara (o Robbiati). Ma allora viene da chiedersi se prima o poi Italiano si chiederà se sia meglio utilizzare al meglio il modulo o utilizzare al meglio le risorse a disposizione. È un dilemma di non poco conto, per un “neozemaniano” come lui sarebbe quasi un’abiura.