Nel tardo pomeriggio di ieri, in una cornice prestigiosa come il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, il Comune di Firenze ha rivelato alla cittadinanza il progetto vincitore del concorso architettonico internazionale per il nuovo stadio della città.
Si è voluta una presentazione roboante con ospiti di prestigio (Antognoni, Batistuta, De Sisti e il presidente della lega Gravina), enfatizzando l’evento che nell’immobilismo pluridecennale sulla questione rappresenta una svolta e anche una scommessa importante che il sindaco Nardella ha fatto destinando una parte cospicua dei fondi del P.N.R.R. al restauro del Franchi.
È stato scelto un progetto ecosostenibile (e non poteva essere altrimenti), relativamente semplice rispetto ad altre idee, con tempi di realizzazione abbastanza certi e spese, forse, un po’ più contenute. Firenze, da secoli divisa tra guelfi e ghibellini, immediatamente si è scatenata sui social e leggo giudizi super positivi ed altri estremamente negativi.
Da quasi architetto che dedica molto della mia vita a cercare di vestire bene uomini e donne, potrei sbilanciarmi basandomi sulle prime foto apparse o sul video che è stato diffuso. Non lo voglio, però, fare perché lo ritengo prematuro e inopportuno.
Mi piace, invece, sottolineare che finalmente ci si è mossi avendo una visione per i prossimi anni che prevede una struttura aperta 365 giorni e anche una riqualificazione del quartiere importante con tanto tanto verde. E questo mi basta. Con la speranza che tutto dovrà essere compiuto con rapidità e alla luce del sole.