La scomparsa di Aldo Agroppi mi dà lo spunto per ricordare la sua Fiorentina, quella della stagione 1985/86. Lui e Claudio Nassi, il direttore sportivo che lo aveva voluto, avevano ereditato il disastro della stagione precedente, quella di Socrates, in cui la squadra aveva terminato al nono posto. Furono ceduti appunto Socrates, Pecci, Bortolazzi, Pasquale Iachini e l’attaccante Claudio Pellegrini. Al loro posto arrivarono Onorati, Battistini, Maldera, Nicola Berti e Iorio in attacco. E Carobbi passò dalla primavera alla prima squadra.
Se Iorio e Maldera (che si infortunò gravemente dopo solo 11 minuti alla prima giornata e saltò praticamente tutta la stagione) delusero le attese, i viola ebbero quell’anno le liete sorprese di Carobbi, Berti e Onorati, il cui apporto contribuì al successo della squadra, che finì la stagione al quarto posto.
Agroppi finì per schierare una formazione tipo basata su di un 3-6-1: Galli in porta, Passarella, Contratto e Pin in difesa, un centrocampo con da destra a sinistra Berti, Battistini, Onorati, Oriali e Carobbi con Massaro più avanti, e Monelli (talvolta affiancato da Iorio) in attacco.
A novembre del 1985 doveva rientrare Antognoni, reduce dal grave infortunio della primavera del 1984 in cui si era fratturato tibia e perone. L’innesto in squadra per Agroppi si rivelò problematico; oltre alle precarie condizioni atletiche del campione viola dopo la lunga sosta, a dire dell’allenatore c’era pure una questione tattica: mettere Antognoni in una squadra che già schierava Monelli, Massaro e Onorati – diceva – la sbilanciava troppo in avanti indebolendo la fase difensiva.
Viene da sorridere pensando agli schieramenti tattici di Italiano e Palladino, in cui le rispettive squadre hanno sempre non meno di quattro giocatori d’attacco (Italiano arrivò a schierarne addirittura cinque). Trequartisti e punte fanno sognare i tifosi, ma le partite – specie in Italia – si vincono soprattutto in difesa e in mediana.