Con tutto il rispetto per il soccer americano, qui siamo in Europa. Anzi, siamo in Italia, dove il calcio è qualcosa di molto più di uno sport. Qui nel calcio e nella propria squadra del cuore, i cittadini e i tifosi ripongono molti dei loro sogni di rivalsa; quando scende in campo la squadra del cuore è come se scendessero loro, i tifosi.
Nella squadra di calcio sono racchiusi tutti gli ideali, le storie e l’amore di ogni tifoso. La squadra rappresenta la città (o una sua parte, se ce n’è più d’una), le partite si portano dietro tutta la città e il campanilismo che alberga in tutti gli italiani. Con tutto il rispetto per il calcio americano, qui da noi é un’altra cosa.
Se una squadra va in Serie B, è una tragedia cittadina. Non se ne può parlare come se fosse una cosa normale. Ed è quindi normale che la Proprietà, che si è presa l’onore (e l’onere) di gestire la squadra della città, sia al centro dell’attenzione, nel bene e nel male. Non dico che tutto questo sia giusto, ma è così. E lo è da molto tempo, forse da quando è nato il calcio.
Ma questo, caro Rocco, lasciatelo dire: è anche il suo bello. Sentire il proprio nome osannato e portato in trionfo per aver vinto uno scudetto, una coppa o solo una partita speciale, vedersi aprire tutte le porte in città perché si è proprietari della squadra cittadina oppure, in poco tempo, poter sedere al tavolo dell’industria che fattura di più in Italia non è cosa da poco.
E quando si arriva in Italia e si acquista una squadra di calcio, non si può non saperlo. E non si può non sapere che, acquistando la Fiorentina, si acquista la squadra di una delle città più famose al mondo. E anche questo ha un suo bel torna conto di immagine (nel bene e nel male, ovviamente). Ma c’è un ma: non si può gestire una squadra come fosse la propria azienda. Perchè gli azionisti della squadra di calcio sono i tifosi. Anche se non detengono le azioni, hanno la passione e la forza per far sì che una squadra possa andare bene o possa andare male.
I tifosi, nel bene o nel male, sono l’anima di ogni squadra. Sono il dodicesimo uomo (e a Firenze, prima del Covid, il tifo aveva un suo peso, eccome se l’aveva). E allora, è vero che il calcio italiano (o Europeo) non è come il soccer americano ma potrebbe essere l’America, se si riesce a toccare i tasti giusti. E Commisso sa bene quali tasti toccare. Cominciando dall’allenatore. Un allenatore che sappia condurre la squadra e sappia porre nuovi ambiziosi obbiettivi. Al tifoso viola non interessa solo vincere (purtroppo non siamo molto abituati a questo): al tifoso viola interessa poter sognare e avere una squadra che rispecchi la propria città e che lo faccia inorgoglire per il suo calcio.
Il tifoso viola vuole un condottiero e 11 leoni. Il tifoso viola vuole che garrisca ancora, con Rocco, il labaro viola.