A distanza di un paio di giorni dalle dimissioni di Cesare Prandelli, comincio a capire cosa sia realmente accaduto in casa Fiorentina. In particolare nello spogliatoio. Per carità, sono rumors, da prendere con le molle, ma a questi rumors io ci credo perché evidenziano un dettaglio, fondamentale, cioè il motivo dell’uscita di scena del nostro allenatore.
Ieri pomeriggio, in città, circolava la voce di un litigio, avvenuto all’interno dello spogliatoio, tra Prandelli e Amrabat. I due pare siano venuti alle mani. Sembra che anche Biraghi abbia avuto qualcosa da dire al tecnico. Ribadisco che si tratta di rumors, ma spesso i rumors hanno un fondo di verità e, sottolineo ancora una volta, io ci credo. Ci credo perché voglio capire se Cesare ha mollato per problemi di salute o altro.
Nella serata di ieri ho letto un post di Paolo Bargiggia, giornalista ed esperto di mercato, dal titolo “Un duro scontro con Amrabat e la squadra che gli volta le spalle: così Prandelli avrebbe maturato l’addio”. Uno scontro presunto – a detta di Bargiggia – avvenuto nei giorni che hanno preceduto la partita di Benevento. Amrabat (nella foto), che non aveva digerito la sostituzione con lo Spezia, tantomeno la panchina nella gara di Udine, evidentemente ha avuto qualcosa da dire all’allenatore e la situazione sarebbe degenerata.
A mezzanotte TMW pubblica l’opinione di Enzo Bucchioni: il giornalista si chiede che se fosse vero quello che dice radio-spogliatoio, perché la Fiorentina non smentisce? E parla di prese di posizione di Amrabat e Biraghi senza voler, per ora, aggiungere dettagli. Mi pare che la cosa sia seria e penso più indizi fanno una prova…
Tranquilli, sono rumors, solo rumors. Ma io ci voglio credere. Stamani, su La Repubblica (articolo di Matteo Dovellini), leggo di un messaggio audio che sta circolando su WhatsApp in cui una voce anonima racconta del litigio tra Prandelli e Amrabat e che la squadra si sarebbe schierata dalla parte del centrocampista. Fantascienza? No no, rumors. Per il momento nessuna conferma, meglio così. Perché se fosse vero si tratterebbe di una vicenda molto grave.
Mi torna in mente quando Delio Rossi prese a pugni Adem Liajic al Franchi, in diretta tv. Stavolta, però, tutto si svolge a porte chiuse, nessuno può vedere e testimoniare. C’è solo un audio virale, qualche giornalista che affronta la vicenda, nulla più. Rumors, nient’altro che rumors.
Mi affaccio sui social, cerco i profili dei giocatori, voglio scoprire come hanno salutato il mister e se (e quanti) lo hanno ringraziato. Dusan Vlahovic lo ha fatto, gli altri sono rimasti in silenzio. Possibile? Mah, se ne saranno dimenticati, avevano altro da fare, lo faranno prossimamente?
Sono testardo, vado avanti e voglio vederci chiaro. Riprendo in mano la lettera di Prandelli. Mi basta rileggere parte del primo paragrafo: “nella vita di ciascuno, oltre che alle cose belle, si accumulano scorie, veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme”. Può bastare? Cesare ci lascia perché in un contesto del genere non è possibile lavorare, evidentemente non c’è rispetto per le persone, per i ruoli e per le gerarchie. Anzi, c’è maleducazione e arroganza, ovvero ignoranza.
Prandelli non avrebbe mai abbandonato la nave, soprattutto in questo momento delicato. Aveva accettato l’incarico con gioia e amore, lui che adora Firenze e la sua gente, certo di dare il proprio contributo. Era stato chiamato per salvare la stagione, pensando di fare bene e che gli avrebbero proposto il rinnovo. Sarebbe cominciato per lui un nuovo progetto come fu dieci anni fa. Ma tutto è ormai sfumato. E la colpa non è solo di Amrabat e Biraghi, né solo della squadra. La colpa è di chi non ha capito (o forse lo ha capito) che aria tirava nello spogliatoio e in campo. La colpa è di chi non ha protetto Prandelli e le sue scelte, peraltro lecite e giuste.
Signor Presidente, signori dirigenti, nessun problema, avanti così. Tanto sono tutte chiacchiere, assolutamente rumors. Io, però, ci credo.