La situazione è complicata. Su questo non ci sono dubbi. Basta guardare la classifica: dopo nove turni di campionato la Fiorentina è al 17° posto, a due punti dalla zona retrocessione, con soli otto punti all’attivo.
La prossima partita – al Franchi col Genoa – potrebbe essere decisiva, sia perché si gioca contro un avversario con cui (come l’anno scorso) potremmo lottare fino all’ultima giornata, sia perché dopo la gara col Genoa il calendario si fa difficile, dovendo fare visita all’Atalanta, ospitando Sassuolo e Hellas Verona e concludendo il 2020 a Torino con la Juventus.
La scorso stagione, con Montella in panchina, la Fiorentina di punti ne aveva ottenuti dodici e navigava in acque più sicure, pur iniziando un percorso involutivo a partire dal 12° turno quando i viola, a Cagliari, incassarono 5 reti.
Per non precipitare, nei prossimi 5 match i viola dovranno conquistare almeno 5 punti: una media di un punto a partita che, in realtà, è uno score bassissimo ma indispensabile per restare a galla e poter pensare di rinascere dopo le vacanze.
Cinque punti significa vincere con il Genoa e pareggiare con Sassuolo e Verona, ipotizzando zero punti a Bergamo e a Torino. Mi auguro, ovviamente, che si possa fare meglio, magari sperando in un calo dei nostri avversari che oggi, ahimè, viaggiano tutti a ritmi più alti. Servirà anche un po’ di fortuna.
Prandelli dovrà riuscire a resettare la situazione prima possibile, a coinvolgere la squadra come nel 2006/2007 quando la Fiorentina iniziò il campionato con 17 punti di penalizzazione (poi ridotti a 15), concludendo al 6° posto, nonostante un inizio poco promettente (tre sconfitte e una vittoria nella prime quattro partite).
Prandelli, appunto. Ma non solo lui e il suo staff. C’è bisogno che si crei una sinergia totale tra dirigenti, tecnici e giocatori, perché Prandelli oggi non ha responsabilità in questa situazione. Le avrà prossimamente. Prandelli ha ereditato una squadra che non sta funzionando, una squadra che – sulla carta – può competere per l’Europa se consideriamo il valore dei singoli (7° monte ingaggi della Serie A).
Anche noi tifosi dobbiamo fare cerchio, serve unità globale. Credo che solo così avremo la possibilità di venirne a capo.
Devo dire che – prima che prendesse il via la stagione, vista la riconferma di Iachini, considerando acquisti e cessioni – non mi ero fatto grandi illusioni. E non tanto per la conferma di Iachini, allenatore che comunque non mi pare adatto a piazze ambiziose, ma perché ho la sensazione che i dirigenti abbiano sottovalutato o non siano riusciti a risolvere i problemi emersi nella passata stagione. La squadra non ha funzionato (salvezza raggiunta al fotofinish), ma si è pensato a fare qualche innesto funzionale al progetto, tipo Amrabat, Bonaventura, Borja Valero e Martínez Quarta, facendo cassa con la cessione del nostro miglior elemento, Chiesa, ceduto a fine mercato e rimpiazzato da Callejón.
Sarebbe stato opportuno, e lo dico col senno di poi (facile, eh?), rifondare totalmente la rosa, confermando solo ed esclusivamente i giocatori motivati, perché adesso faccio molta fatica a individuarne uno solo. E credo che parecchi non vedano l’ora di trasferirsi altrove.
Spero davvero in un Natale meno triste di quanto mi possa oggi immaginare.