Il commento
Una serata diversa, finalmente. Pioli rivoluziona completamente la formazione — e la Fiorentina sembra togliersi di dosso il peso delle ultime settimane. Gioca con leggerezza, senza condizionamenti, e per la prima volta da tempo si rivede una squadra. Pressa alta, costruisce bene, difende con ordine e quando riparte fa male.
Il vantaggio di Ndour arriva subito, il raddoppio di Dzeko chiude la pratica e il sigillo finale di Gudmundsson rende la notte di Vienna dolce e (forse) terapeutica.
Non è la svolta — quella deve arrivare in campionato — ma vincere 3-0 in trasferta, con questa testa e questa energia, è un segnale importante. Serve per respirare, per ritrovarsi, per credere di nuovo nel gruppo.
Pioli stavolta la indovina: lascia fuori i “soliti” titolari, mette dentro chi aveva fame e trova risposte vere. La Viola gioca semplice, corta, concreta. E soprattutto… Gioca da squadra.
Stasera la minestrina. Ora vogliamo il primo, il secondo e ill dolce.
Le pagelle
De Gea – 7 | Solido leader. Fa una gran parata sulla traversa e per il resto tiene tutto sotto controllo. Finalmente dà l’idea di uno che comanda la difesa (come ha sempre fatto), non che la subisce (come successo nelle ultime gare).
Comuzzo – 6,5 | Cattivo al punto giusto. Giovane ma con la faccia tosta di uno che vuole restare. Non con la testa in Arabia. Ammonito, non molla un pallone. Maturità precoce (come quella che ci aveva stupito l’anno passato), e ci piace così.
Pablo Marí – 6,5 | Vecchia scuola. Zero fronzoli, zero rischi. Vero Pongracic? Pulito e ordinato, come chi sa cosa serve in trasferta europea: concentrazione e mestiere.
Viti – 6,5 | Testa e piedi. Poche chiacchiere, tanta sostanza. Gioca semplice e preciso. È uno di quelli che quando non lo nomini, vuol dire che ha fatto tutto bene.
Fortini – 6,5 | Debutto con carattere. A me piace molto. A 20 anni, a Vienna, non trema. Corre come un matto e piazza un assist d’oro per Dzeko. Altro che timidezza: qui c’è personalità.
Ndour – 7 | Tempismo perfetto. Segna di gamba, di fortuna, di istinto: non importa come, importa esserci. Poi lavora, corre, si fa sentire. È il centrocampista che potrebbe servire: giovane, ma tosto. Da rivedere in campionato.
Nicolussi Caviglia – 6,5 | Semplice e pulito. Niente giocate da circo, ma testa alta e piedi precisi. Dà ritmo, tiene palla, detta i tempi. Una certezza silenziosa.
Fagioli – 6,5 | Piedi che profumano di calcio. Quel lancio per Piccoli nel primo tempo vale il prezzo del biglietto. Vorremmo vederlo più spesso però. Quando tocca il pallone, sembra tutto più facile. Ora però serve continuità, non solo lampi. Ci servirebbe come il pane…
Parisi – 6,5 | Finalmente utile. Fa il suo, senza strafare. Copre, spinge, accompagna. Si muove con convinzione e sembra più sicuro. Ci voleva poco, ma intanto l’ha fatto.
Dzeko – 7,5 | Il papà di tutti. Un ragazzino di quasi quarant’anni che gioca come se ne avesse venti. Sta entrando in condizione. Mezzo gol di Ndour è suo, poi chiude la pratica con la calma di chi le ha viste tutte. Guida, parla, si muove. È la differenza tra esperienza e improvvisazione.
Piccoli – 5 | Non pervenuto. Sbaglia tutto quello che può sbagliare, pure la posizione. Quell’occasione nel primo tempo grida vendetta. Serata da dimenticare, ma almeno la squadra non ne ha risentito.
Subentrati
Mandragora – 6 | Il tappabuchi. Quando entra, la Fiorentina ha già vinto, ma lui mette ordine. Senza strafare, senza rischi.
Sohm – 6 | Utile. Uno di quelli che si vede poco… Troppo poco, ma (dicono che) fa il lavoro sporco. E quello effettivamente lo fa bene.
Dodò – 6 | In ripresa. Pochi minuti ma con la voglia giusta. Si muove con leggerezza, finalmente con la testa libera.
Gudmundsson – 7 | Chirurgico. Entra e chiude la partita come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sinistro secco, angolino, espressione glaciale. Ci voleva proprio. Ci manca tanto.
Kouadio – 6,5 | Frizzante. Pochi minuti ma tanta gamba. Si inventa l’assist per Gudmundsson e corre come se avesse dentro la scossa elettrica.
Pioli – 7 | Liberato (finalmente). Cambia tutto e sembra quasi un altro. Niente schemi da laboratorio, niente esperimenti strani: una squadra normale, finalmente. Gioca semplice, e guarda caso funziona. La minestrina era calda, buona e ci ha rimesso in piedi (in Europa). Ora però vogliamo primo, secondo e dolce.