Il commento
Uno 0‑0 che lascia poco, se non qualche spunto di riflessione. Pioli ha ancora da trovare la quadra. Sceglie di giocare a tre dietro per tenere in campo sia Gudmundsson che due punte, ma il numero 10 islandese – che dovrebbe accendere la luce – ancora non riesce a incidere come dovrebbe.
È vero: siamo solo alle prime uscite, e serve tempo per assorbire nuovi equilibri e carichi di lavoro. Ma il passo resta compassato, la manovra lenta, l’intensità intermittente.
Le basi ci sono: difesa ordinata, buona solidità, ma per fare il salto ci vuole ben altro ritmo. La speranza è che queste siano solo prove generali in attesa del vero spettacolo.
Intanto, ci accontentiamo di un punto… ma la Viola che vorremmo è un’altra.
Le pagelle
De Gea 6 – Rassicurante. Non deve fare miracoli, ma trasmette tranquillità. Pulito nelle uscite, preciso coi piedi. Dopo il disastro con il Polissya, una partita senza errori era il minimo. Zero sbavature, gara serena.
Comuzzo 6 – Applicato. Pochi fronzoli e tanta attenzione. Tiene bene Zapata, ma si limita al compitino. A 19 anni, una partita così in trasferta va comunque premiata.
Pongracic 6,5 – Roccioso. L’uomo più affidabile là dietro. Interventi puliti, bravo a leggere in anticipo, si fa sentire anche fisicamente. È diventato il punto fermo della difesa.
Ranieri 6 – Regolare. Attento in copertura, si fa sentire fisicamente. Non spinge, ma resta lucido. Meno appariscente del solito, ma concreto.
Dodò 6 – Confuso. Volenteroso, corre tanto… ma spesso a vuoto. Sbaglia scelte e passaggi chiave. Si accende poco. Serve più qualità. Anche se è l’unico che cerca sempre la giocata.
Sohm 5,5 – Monotono. Tanti tocchi, poche idee. Non ha la visione per dare ritmo, si limita al compitino. Troppo poco per chi dovrebbe rompere gli equilibri. Il ruolo da titolare ancora se lo deve guadagnare.
Mandragora 5,5 – Spento. Porta la fascia da capitano ma non il peso della squadra. Nessuna verticalizzazione, nessuna invenzione. Gara opaca. Regge la squadra ma non la illumina. Troppo basso il peso in costruzione.
Gosens 6 – Affidabile. Il più continuo sulla fascia. Spinge, difende, si propone. Non trova il guizzo giusto ma dà sempre la sensazione di essere nel vivo del gioco.
Gudmundsson 5 – Evanescente. Ci si aspettava molto di più. Non salta mai l’uomo, non si accende mai. Pioli gli dà fiducia nel tridente, ma lui non ricambia. Serve una scossa.
Piccoli 6 – Generoso. Fa il lavoro sporco con grande dedizione: corre, pressa, si sbatte su ogni pallone, tiene alta la squadra nei momenti di difficoltà. Non è mai pericoloso dalle parti di Milinkovic, ma si rende utile aprendo spazi e portando via uomini. Può diventare un supporto prezioso per l’attacco viola, soprattutto in certe partite “sporca-caviglie”.
Kean 5,5 – Isolato. Tanta corsa, ma pochi palloni giocabili. Prova a sbattersi ma spesso gira a vuoto. Si nota per impegno, non per incisività. Ha una chance col sinistro nel primo tempo, ma la spreca. Non è ancora il terminale offensivo che serve a questa squadra.
SUBENTRATI
Fagioli 6 – Ordinato. Fa meglio di Sohm. Tocchi semplici, idee chiare, si muove bene. Ancora non comanda il gioco, ma inizia a carburare. Ancora lontano dal Fagioli che vorremmo. Se deve essere lui il cervello della squadra, serve ben altro.
Kouadio 6 – Generoso. Il classe 2005 entra al posto di Comuzzo e si piazza a destra con buona applicazione. Si fa trovare pronto nel chiudere un paio di situazioni complicate nel finale. Deve crescere in personalità, ma la base c’è.
Fazzini 6 – Vivace. Il tempo a disposizione è poco. Buon ingresso, si mette tra le linee e ci prova con generosità. Porta un po’ di vivacità in una Fiorentina piatta.
Ndour 5,5 – Confuso. Entra ma non cambia ritmo. Tocca pochi palloni, sembra fuori giri. Ancora troppo timido. E troppo lento.
Dzeko 6 – Esperto. Pochi minuti, ma si nota per un paio di sponde intelligenti. Troppo poco per giudicare davvero, ma almeno prova a dare ordine davanti.
Pioli 5,5 – Sperimentatore. Cambia modulo, cambia uomini, ma la squadra resta senza identità. La difesa regge, l’attacco non punge, il centrocampo è ancora un cantiere. Il gioco latita. Serve pazienza, ma anche una sterzata noi ci crediamo.