Ha fatto male Daniele Pradè a esternare su Vincenzo Italiano: se da un lato ha sviato l’attenzione dei tifosi dalla rabbia per la sconfitta, dall’altro ha gettato benzina su di un fuoco che covava. Era infatti dal suo addio che i tifosi manifestavano del malumore verso l’ex tecnico della Fiorentina, pregustando una possibile vendetta se lo avessimo ieri sconfitto.
Se Pradè avesse taciuto, non ci sarebbe stato nessun caso Italiano. Invece, da ieri assistiamo sui media a una pioggia di insulti verso di lui da parte dei tifosi. E per la partita di ritorno si preannuncia un brutto clima.
I tifosi viola hanno tutto il diritto di detestare il comportamento di Italiano, ma dovrebbero riflettere sul fatto che, nei suoi tre anni in viola, prima tacquero quando lui arrivò tramite il pagamento della clausola rescissoria il 30 giugno 2021 dopo che aveva appena rinnovato il contratto con lo Spezia (attirandosi le ire – quelle sì giuste – del club e dei tifosi), poi spinsero un anno dopo Commisso ad allungarli il contratto biennale di un ulteriore anno e ad aumentargli l’ingaggio (cose di cui non c’era bisogno), e infine si schierarono in massa dalla sua parte quando a febbraio preannunciò la sua partenza facendo capire che la società non gli comprava i rinforzi richiesti.
Quei comportamenti non sono mai stati stigmatizzati dai tifosi viola, né, prima di ieri, lo erano mai state tutte le sue dichiarazioni e i suoi modi di esultare. Anzi, in molti hanno vissuto la sua partenza come un tradimento e – come detto – una parte di loro non vedeva l’ora di sconfiggere il Bologna per potergli fare il gesto dell’ombrello.
Purtroppo per loro – e per noi tutti – è accaduto l’opposto, ed è la ragione di fondo che ha scatenato l’astio di Pradè e dei tifosi, astio per il quale non è poi difficile trovare dei pretesti. Se non siete d’accordo, siete liberi di credere che Pradè, dopo averci lavorato assieme per tre anni, non si fosse reso conto di che tipo di persona fosse il suo ex allenatore.