Riassunto dei giorni precedenti: lunedì la Fiorentina ha deciso di sostituire l’allenatore, e ha provato a proporgli una buonuscita di circa tre milioni netti, cioè l’equivalente di un anno di stipendio. Pare che l’agente di Pioli ne abbia chiesti circa cinque; l’accordo non è stato trovato, e martedì mattina la società ha esonerato il tecnico. Che resta fino a giugno 2028 a libro paga della Fiorentina, a meno che nel frattempo non trovi un’altro ingaggio altrove e la società lo liberi.
Nel momento in cui è trapelata la notizia che la società si è mossa per rescindere il contratto con Pioli, questi non poteva più restare alla guida della squadra, anche se i serrati impegni di questa settimana, giovedì a Magonza e domenica a Genova, con la successiva pausa per le nazionali, avrebbero forse suggerito che il tecnico di Parma avesse continuato a guidare la squadra fino alla partita col Genoa.
Lunedì sera era anche trapelato il nome di Roberto D’Aversa come probabile nuovo allenatore. Ovviamente la scelta dell’ex tecnico dell’Empoli, venendo da una stagione finita con una retrocessione, ha subito riscosso le critiche dei capipopolo; e già martedì pare che i dirigenti, vista l’aria che tira, avessero rinunciato a ingaggiarlo.
Nelle more della scelta dell’allenatore e del nuovo direttore sportivo, la squadra è stata affidata a Daniele Galloppa, tecnico della squadra primavera. Come detto, ogni cambio di allenatore ha conseguenze imprevedibili: può andare bene o male. Galloppa ha fatto bene durante la sua carriera nel settore giovanile, ma non ha mai allenato una prima squadra.
Qui la mentalità meritocratica della Fiorentina americana aiuta: Galloppa dovrà pure cominciare a guidare una prima squadra, e se è bravo ha due partite (quella col Mainz che conta poco e quella col Genoa prima della sosta) per farlo capire.
A proposito di meritocrazia, la Fiorentina ha promosso Roberto Goretti al ruolo che fu du Pradè. I soliti capipopolo invocavano il grande nome – Giuntoli. A causa di ciò, a Goretti va la mia solidarietà per il fuoco di critiche a prescindere che lo attende, a causa – siamo alle solite – della poca esperienza. Se non altro, la nomina di Goretti chiarisce che non si dovrà attendere che ci sia un nuovo direttore sportivo che scelga il nuovo allenatore, dato che appunto il nuovo DS già c’è.
Tornando alla questione dell’allenatore, chi critica D’Aversa a prescindere dovrebbe prendere in considerazione che questo modo di pensare è stato fallace nei confronti di Pioli, che era sulla carta l’allenatore ideale: vincente altrove, ben pagato, esperto, autorevole. Viceversa, è difficile avere un tale curriculum quando si è avuto solo l’opportunità di guidare squadre deboli, dove basta una sconfitta in più per retrocedere.
Aggiungo poi che l’anno scorso D’Aversa ha eliminato, giocando in trasferta con le riserve, Torino, Fiorentina e Juventus, portando l’Empoli a una storica semifinale in Coppa Italia. E oltre a ciò, l’Empoli ha mostrato a sprazzi del buon gioco. Vogliamo poi ricordare il Lecce-Fiorentina 3-2 del 2024? Era proprio D’Aversa era l’allenatore dei salentini.
Neanche Vanoli scalda i cuori dei tifosi più di tanto. C’è chi rivorrebbe Palladino, sperando che il recente passato torni, e c’è chi vorrebbe Mancini. In questo caso, c’è da sperare che il passato non torni, dato che fu Mancini nella stagione 2001-02 ad affondare la Fiorentina verso la Serie B. Se ha da essere Mancini, allora meglio Terim. Ma è meglio che non sia Mancini: dopo l’esborso di Pioli, di soldi in cassa ce ne sono pochi, e Mancini non verrebbe di certo per un ingaggio basso e di breve durata.
Nel frattempo, forza Galloppa. Se dopo il buio ci porta la luce, perché no pensare a lui per il dopo Pioli?