La Fiorentina non è solo una squadra di calcio; è una passione, una tradizione, un rituale che si trasmette di generazione in generazione.
Noi, tifosi viola, lo sappiamo bene. Ricordiamo ancora le giornate d’oro degli anni ’90, quando nomi come Rui Costa e Gabriel Batistuta non erano solo calciatori, ma eroi, veri gladiatori in campo che con ogni loro tocco elevavano l’arte del calcio. Quegli erano giorni in cui non ci pensavamo due volte a percorrere centinaia di chilometri per vedere la nostra squadra del cuore giocare, perché sapevamo che ogni partita poteva essere la storia in divenire.
Oggi, il panorama è cambiato. Il cuore batte sempre forte, ma gli occhi che guardano Bonaventura e Gonzalez cercano scintille di quella magia di un tempo. Ikone e Sottil, solo giovani promesse e poi cocenti delusioni, che certamente non potranno mai accendere la nostra passione come un tempo. È un mix di nostalgia e speranza che ci accompagna ogni domenica, in ogni partita.
Ma ogni tanto, ci sono lampi di quella vecchia magia un po’ sbiadita. Come di recente, quando abbiamo battuto il Viktoria Plzen per spingerci fino alle semifinali europee, facendoci sognare di rivivere le emozioni delle due finali raggiunte lo scorso anno in Conference League e Coppa Italia. In quei momenti, il cuore dei tifosi viola batte all’unisono, e l’adrenalina scorre nelle vene al pensiero di poter tornare a sollevare un trofeo, di poter di nuovo sognare.
E poi c’è il Viola Park, la nostra nuova casa, un sogno diventato realtà che ci ha riempito di orgoglio. Ma è anche un monito, un campanello d’allarme che risuona ogni volta che pensiamo ai suoi 10 milioni di euro l’anno di gestione. È un gioiello, sì, ma per mantenerlo splendente servono vittorie, trionfi che giustifichino un tale investimento. Noi tifosi speriamo che sia solo l’inizio, il preludio di un impegno ancor più forte della società per riportare a Firenze giocatori che possano scrivere la storia, che possano riaccendere il fuoco di un tempo.
La Fiorentina è la nostra passione, il nostro orgoglio. Non importa quanto dura possa essere la strada, il tifoso viola sarà sempre lì, a cantare, a sostenere, a sperare. Perché il calcio è molto di più di un gioco: è un sentimento, un legame indissolubile che resiste al tempo, alle difficoltà, alle delusioni.
Il calcio è un sogno, una passione che si accende quando puoi lottare per qualcosa, specialmente per il palato fine dei fiorentini. Non bisogna mai far spengere questa passione; occorre creare aspettative e far sognare, magari con qualche “ciliegina” di cecchigoriana memoria, quei colpi di scena che ogni tifoso desidera. Perché alla fine, essere tifosi viola non è una scelta, è un destino che si rinnova con ogni partita, con ogni stagione.
Noi continuiamo a sognare, a vivere ogni match come se fosse il più importante.
Ecco – purtroppo o per fortuna – cosa significa essere parte di questa grande famiglia viola.