Nella primavera del 2024, quando Italiano aveva fatto capire pubblicamente che a fine stagione avrebbe lasciato la Fiorentina, la stampa viola, da un lato scriveva che la società stava valutando tre candidati (Aquilani, Gilardino e Palladino), ma dall’altro spingeva con insistenza per Sarri.
A causa di ciò, la candidatura dell’ex allenatore della Lazio, aiutata dal fatto che Sarri è di Figline ed è tifoso viola (pessimi argomenti, ma che fanno presa a Firenze), era divenuta l’auspicio di gran parte della piazza, e quindi Palladino – napoletano e senza un passato in maglia viola – è arrivato senza generare particolari entusiasmi e con la stigma della seconda scelta.
Sarri è stato il fantasma la cui ombra invisibile ha aleggiato sin dal primo giorno e per tutta la stagione sulla testa di Palladino. Ad ogni momento di difficoltà della squadra, la stampa viola martellava fomentando nei tifosi il mancato ingaggio di Sarri e quello possible a stagione in corso di Tudor.
Ora che la Fiorentina dovrà scegliere il nuovo allenatore il problema si ripresenta tale e quale: o la società si fa imporre Sarri dalla piazza, o il nuovo allenatore, qualora come probabile non sarà un grande nome dal grande ingaggio, partirà delegittimato. E la delegittimazione è certamente una delle ragioni che hanno indetto Palladino a cambiare aria.
Paradossalmente, l’ingaggio di Sarri sarebbe oggi più complicato di quanto lo sarebbe stato un anno fa, quando la transizione dal modulo di Italiano al suo sarebbe stata più semplice. Oggi la rosa della Fiorentina è concepita per la difesa a cinque e l’attacco a due. Prendendo Sarri la società dovrebbe disfare tutto e ricominciare da capo.