Caro Presidente Rocco Commisso o, più semplicemente, caro Rocco, chi Le scrive è un semplice tifoso che segue la Fiorentina dal lontano 1977, anno in cui Lei giocava a calcio, più o meno. Non sono un giornalista, ma se lo fossi, molto probabilmente Lei mi mostrerebbe il cartellino rosso perché in questi mesi non Le ho risparmiato critiche.
Ho la presunzione, e questo me lo consenta, di pensare che le mie critiche, per quanto non rilevanti per Lei, abbiano una connotazione costruttiva e non distruttiva e, pertanto, se Lei leggerà mai questa lettera, avrei piacere che le considerasse come tali.
Non metto in dubbio la sua passione, la sua voglia di fare bene per Firenze e per la Fiorentina. Quello che metto in discussione è la Sua conoscenza del calcio italiano e della politica. Questa non è una critica ma un dato oggettivo. Io, come molti altri, ho accolto il suo arrivo a Firenze come una sorta di liberazione dall’apatia che aveva caratterizzato la Firenze calcistica degli ultimi anni di gestione Della Valle. Immaginavo che si potesse presto girare pagina e tornare a parlare di sport, di vittorie e di partite europee. Speravo, come tutti del resto, che il calcio dei numeri, dei calcoli e dell’uomo nero, ce lo saremmo gettato alle spalle. La sua simpatia, in quei tempi, riempieva gli schermi e i microfoni delle radio, l’entusiasmo era alle stelle, tanto che alcuni madornali errori fatti da Lei e il Suo staff – primo fra tutti la conferma di Montella – sono passati in secondo piano.
Con il trascorrere del tempo, però, questo entusiasmo si è sopito, complici anche gli scarsi risultati che la squadra ha raccolto in questi mesi della Sua presidenza; siamo improvvisamente ritornati a parlare di conti, fatturati e stadi, ma poco di calcio giocato. Le riconosco il merito di aver lavorato benissimo riguardo alla infrastrutture, in special modo per quanto concerne il centro sportivo che, se è vero che verra inaugurato a inizio 2022, sarà un piccolo miracolo.
Per quanto riguarda lo stadio, invece, è lodevole l’impegno, ma meno lo sono i modi. Lei, Presidente, viene dagli Stati Uniti, dove è nata la mediazione. Chi come me si occupa da sempre di mediazioni sa che le fondamenta di questo particolare metodo alternativo di risoluzione delle controversie, sono rappresentate dall’empatia.
Mi perdoni, ma i Suoi modi di porsi nei confronti dei Suoi interlocutori per lo stadio (Sovritendenza e Minstero) non sono stati per niente empatici. Se si vuole ottenere qualcosa bisogna capire chi abbiamo dall’altre parte e le loro necessità; gli aut aut non hanno mai avuto alcuna probabilità di successo per ottenere qualcosa, perché portano soltanto irrigidimenti sulle proprie posizioni, che sono quanto di più lontano da ciò che serve per risolvere una controversia in qualsiasi mediazione, ma ancor di più in politica.
Veniamo adesso – mi perdonerà l’uso di questa parola che richiama la precedente gestione – al comparto sportivo: il richiamo non è casuale, perché le ultime Sue dichiarazione mi hanno fatto rivivere le emozioni negative degli ultimi tempi della precedente proprietà. Contesterò sempre nella maniera più assoluta che uno stadio sia necessario per avere una squadra competitiva e che in assenza si debba invece vivacchiare.
Le do una notizia, Presidente, la Fiorentina c’era anche prima di Lei e, prima di lei, ha raggiunto risultati sportivi di grande prestigio anche in tempi recenti: qualificazioni in Champions, in Europa League, semifinali di competizioni europee, finali di Coppa Italia e tutto senza avere uno stadio e nemmeno un centro sportivo. Ma con giocatori di livello internazionali quali: Toni, Mutu, Frey, Fiore, Ujfalusi, Giardino, solo per citare i più famosi.
Ci vogliono quindi organizzazione, competenza e passione sportiva per raggiungere quei risultati con i quali si aumenta il fatturato in una percentuale molto più alta di quanto non possa farlo uno stadio che, comunque, ha dei costi e tempi di realizzazione maggiori rispetto a questo tipo di investimenti. La Fiorentina è una società sportiva, si sa, il cui scopo sociale prima di tutto è il risultato sul campo. Solo se questo risultato sarà dignitoso allora potremmo pensare a moderne infrastrutture per fare anche l’ultimo gradino che ci serve per arrivare nel calcio che conta. Lei si è più volte lamentato, giustamente, dei cali di fatturato della Fiorentina negli ultimi anni. Si è mai chiesto il perché?
La risposta è semplice. Le mancate qualificazioni alle coppe europee, oltre a fare diminuire gli incassi dei diritti sportivi, rendono la squadra meno appetibile anche sul mercato dei diritti stessi e, soprattutto, del merchandising e dell’interesse mediatico. Oggi sono i media che muovono principalmente i soldi nel calcio e ai media piacciono le squadre vincenti, non quelle che lottano per non retrocedere. Firenze vuole prima di tutto una squadra all’altezza della città. Fatta questa, vedrà, caro Presidente, che sarà tutto più facile. Anche fare lo stadio.
Con stima e affetto (nonostante le critiche).