La punta dell’iceberg

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Voglio per qualche minuto dimenticarmi della salvezza, e seguire il mio istinto che da tempo (facendo gli scongiuri dovuti) mi dice che la Fiorentina non corre alcun pericolo di retrocessione nonostante il rendimento altalenante e il distacco non cosi rassicurante (3 punti) dal terzultimo posto, e proiettarmi già alla prossima stagione che mi auguro sia quella del effettivo rilancio della Fiorentina nelle posizioni di classifica che le competono.

Da tempo si parla del prossimo allenatore, la cui scelta, che quest’anno sarà finalmente libera da parte della nuova proprietà, libera senza alcun allenatore a libro paga alla fine del campionato, ci dirà quale squadra sarà realmente la Fiorentina di Commisso.

Partiamo del presupposto che la Fiorentina, ad oggi, è una squadra e una società che deve ritrovare il suo antico fascino e appeal che un tempo la caratterizzava, e che oggi sono ormai tanti anni che arriva dietro anche a squadre come Sassuolo e Verona, per cui scordiamoci allenatori di primissima fascia come Sarri e Spalletti.

Quello che serve è un allenatore che abbia voglia di crescere insieme alla società, su cui si possa costruire un progetto vincente. Tuttavia la scelta dell’allenatore non dovrà essere fine a stessa, perché dovrà rappresentare il primo passo di un nuovo modo di lavorare per i dirigenti, un modo che preveda un’unità di intenti, unità che si dovrà inevitabilmente riverberare sulla costruzione della nuova squadra.

Se la scelta quindi, come sembra possibile, potrebbe ricadere su di un allenatore emergente come De Zerbi o Gattuso, spero vi sia la consapevolezza che la squadra avrà bisogno di una completa rivoluzione tecnica. Dovranno essere cioè individuati e presi giocatori funzionali al gioco del nuovo allenatore e nessuno, nemmeno il Presidente, dovrà agire da solo.

De Zerbi e Gattuso hanno un tipo di gioco completamente diverso da quello attuale della Fiorentina, sono due allenatori propositivi che prediligono la qualità dei giocatori in rosa, per arrivare alla costruzione di un gioco offensivo che parta dalla difesa e spesso anche dal portiere, che dovrà essere quindi un portiere capace di giocare a calcio non solo di parare.

Cosi come i difensori dovranno essere difensori di qualità capaci di impostare; nessuno dei difensori attuali nella rosa della Fiorentina (ad eccezione forse di Quarta) ha queste caratteristiche, pertanto sarebbe necessario una totale rivoluzione della difesa e, anche, un inevitabile cambio del portiere, perché il nostro Dragowski, benché sia un ottimo portiere tra i pali, non ha una grande capacità nel gioco con i piedi e nelle uscite non dà molta sicurezza.

Bisognerà quindi sedersi a un tavolo tutti insieme, tecnico, dirigenti e Presidente, ed individuare i giocatori adatti a questo nuovo tipo di gioco e a questa nuova mentalità costruttiva e non meramente attendista. Il centrocampo, invece, avrebbe bisogno di un giocatore alla Locatelli che si completerebbe in maniera perfetta con Castrovilli e Bonaventura; mentre uno come Ambrabat, invece, non lo vedo per niente in una rosa guidata né da De Zerbi né da Gattuso.

Sarebbe quindi un errore imperdonabile prendere un allenatore del genere e non rivoluzionare la rosa in questo senso, perchè significherebbe metterlo nella condizione di sbagliare.

Siamo pronti a questo tipo di rivoluzione? Perché se non lo siamo, allora è meglio puntare su una figura tipo Juric che ha un gioco più simile a quello attuale e che è più abituato a gestire giocatori meno tecnici e di qualità inferiore.

Per questo motivo la scelta dell’allenatore è si importante ma è solo la punta dell’Iceberg sotto la quale ci deve essere un completo cambio di metodo di lavoro. Aspettiamo e vedremo, nel frattempo giochiamo al meglio la partita di Bologna, altro decisivo ed importante passo verso la nuova Fiorentina.

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